17 febbraio 2022.
Diceva Winston Churchill che i Balcani producono più storia di quanta ne possano digerire. Da sempre terra di frontiera, luogo di incontro e scontro tra imperi, tra religioni e culture diverse. L’implosione del progetto jugoslavo coincide con la fine del secolo breve, aprendo la strada ad una molteplicità di rivendicazioni nazionali in quello che era da secoli uno spazio condiviso. Trent’anni dopo i conflitti etnici che hanno insanguinato i Balcani la ricostruzione è ancora incompleta e frammentata: Bosnia Erzegovina e Kosovo restano ferite aperte con architetture istituzionali tanto precarie quanto instabili. Nel mentre il mondo è cambiato passando dall’unipolarismo statunitense a quello che sembra un nuovo multipolarismo. Cercheremo di capire che ruolo è riservato oggi ai Balcani, perché le tensioni sono aumentate nella porta orientale dell’Europa e che parte vogliano giocare le grandi potenze, anche alla luce degli interessi dell’Italia.
Conversazione tra
Giovanni Ortu, operatore finanziario, diploma alla Scuola di Limes
Guglielmo Crostelli, giornalista, esperto di Balcani
Paolo Castelli, Cooperante della Caritas, collegato da Sarajevo
coordina Marco Castriani, studente universitario Relazioni internazionali comparate Università “Ca’ Foscari” di Venezia