Energia, Ucraina, Cina. L’Europa c’è. Intervento di Arcangelo Boldrin

24 ottobre 2022.

Qualche considerazione sul Consiglio europeo dei giorni scorsi a Bruxelles.

 Distratta dalle vicende relative alla nascita del nuovo governo, la nostra opinione pubblica non ha avuto modo di seguire e riflettere a sufficienza sui risultati, a parer mio assai significativi, di questo vertice europeo.

L’agenda dei lavori era molto ricca, ma i punti principali erano tre: Ucraina, energia e Cina. Su tutti questi temi l’Europa, a dispetto dei suoi tanti detrattori, ha dimostrato di esserci e, sia pure dopo faticose trattative, di saper trovare accordi.

 La continuità del sostegno all’Ucraina, l’accordo preliminare sull’adozione di misure per ridurre il prezzo del gas, il nuovo corso nei rapporti con la Cina a evitare future dipendenze dal gigante asiatico sono i principali risultati raggiunti.

Sul sostegno all’Ucraina, l’Europa continua a rimanere compatta e questo produce due grandi risultati. Il primo è dimostrare che l’UE può avere (e nella vicenda Ucraina, sia pure a livello embrionale, ha) una sorta di politica estera, cosa tutt’altro che scontata.
Il secondo, è che l’Unione fa capire a Putin e al mondo intero di essere disposta a subire e sopportare sacrifici per difendere, in questo caso attraverso l’Ucraina, il sistema dei valori su cui si fondano le società democratiche europee.

 Sull’energia, si sono poste delle premesse non proprio trascurabili, non solo incaricando la Commissione di elaborare al più presto misure che limitino le dinamiche distorsive/speculative del prezzo del gas (che peraltro sta già vistosamente scendendo anche in conseguenza solo dell’annuncio di queste misure), ma anche prefigurando la possibilità di varare fondi europei a sostegno di paesi che subiscono interruzioni negli approvvigionamenti energetici.

Sulla Cina, la discussione ha fatto emergere le criticità relative ai rapporti col gigante asiatico, in una nuova e comune consapevolezza che occorre ridurre al massimo le dipendenze da questo paese, definito più volte nel dibattito soggetto ostile e autoritario.

Insomma, l’Europa cammina e lo fa ancora una volta. Naturalmente conosciamo tutti i disassamenti, anche di queste ore (la posizione della Germania rispetto alla Cina, per fare solo l’ultimo degli esempi). Ma nulla di nuovo nel cammino faticoso, impervio e in salita del processo di unificazione europea: tre passi avanti, uno a lato e uno indietro (…anche se la somma «algebrica» dei passi dice che si procede). Del resto, nel recente passato l’Europa ha affrontato con successo alcune sfide: ha difeso l’euro (…whatever it takes) e ha adottato misure anti Covid (politica unitaria sui vaccini e solidarietà finanziaria attraverso i fondi Next Generation EU). Ora, di fronte a nuove sfide, da mesi sostiene compattamente l’Ucraina e si appresta ad adottare misure di politica energetica. La strada è quella giusta e non ha alternativa che non sia la marginalità nel mondo. Neppure la teutonica Germania, né la Francia della «grandeur», da sole vanno da nessuna parte: e come se la passino «bene» i britannici fuori dalla UE lo dimostra.

Sullo sfondo di tutto questo, il commiato di Mario Draghi dal consesso europeo: per ottenere i risultati che ho appena sintetizzato ha combattuto una dura battaglia, creando alleanze, individuando di volta in volta soluzioni per trovare accordi, parlando col linguaggio fermo e pacato della competenza. Se l’Europa ha fatto un altro passo avanti, lo dobbiamo a lui e ai tanti che lavorano perché il territorio delle democrazie liberali europee sia sempre più unito e forte, nella consapevolezza, da trasferire in primis alle giovani generazioni, che tutto ciò che noi diamo troppo spesso per scontato (democrazia, tutela dei diritti, welfare) va invece continuamente difeso.

Arcangelo Boldrin

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