Futuro della UE. La regola trappola dell’unanimità. Analisi di Sergio Fabbrini

8 maggio 2022.

“La riforma dei Trattati non è più un tabù”. Sergio Fabbrini interviene su IlSole24ore (articolo Fabbrini) in occasione del 9 maggio, giornata in cui si celebra l’avvio del percorso di integrazione europea e si conclude anche quello della Conferenza sul futuro dell’Unione Europea.

“(…) a Bruxelles si prendono decisioni lentamente – dice Fabbrini – la responsabilità delle decisioni cambia in base alle politiche, il rendiconto per le decisioni (prese o non-prese) è incerto. Il potere esecutivo è rivendicato da più istituzioni, la Commissione (in molte politiche regolative del mercato unico), il Consiglio dei ministri (nella politica finanziaria dell’Eurozona), il Consiglio europeo dei capi di governo (nelle politiche espressione della sovranità degli stati membri). Non è chiaro il rapporto tra il presidente del Consiglio europeo, della Commissione e i capi dei governi nazionali più importanti”.

Il Consiglio europeo, continua Fabbrini “in quanto istituzione collegiale, non dispone di una legittimazione democratica, seppure i suoi singoli membri siano democraticamente legittimati dai rispettivi parlamenti nazionali. Per di più, le deliberazioni di quest’ultimo sono vincolate (con poche eccezioni) al principio di unanimità, in base al quale è sufficiente il veto di un solo capo di governo per bloccare la decisione”.

Anche i meccanismi di rendiconto dei decisori sono incerti. “Si può, con tale sistema, decidere come affrontare il revanscismo russo, le crisi ambientali e sanitaria, la riconversione energetica? No, non si può – conclude Fabbrini – Tant’è che Mario Draghi, nel suo discorso a Strasburgo, ha invitato ad abbracciare la revisione dei Trattati con coraggio e con fiducia”.

Leggi l’intero articolo del Sole24ore al link: articolo Fabbrini

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