Per la prima volta venne introdotto il concetto di sviluppo sostenibile nel 1987 in un documento pubblicato come rapporto Brundtland (conosciuto anche come Our Common Future). Il nome venne dato dalla coordinatrice Gro Harlem Brundtland, che in quell’anno era presidente del WCED (Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo).
«lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri» (WCED,1987) |
Tale definizione mette in luce quindi un principale principio etico: la responsabilità da parte delle generazioni d’oggi nei confronti delle generazioni future. Se vogliamo un tale sviluppo è necessario allineare le nostre azioni con principi che mirino al mantenimento delle risorse, all’equilibrio ambientale del nostro pianeta e al benessere delle nostre comunità. Molte cose, incluse le nostre scelte non sono andate proprio nella direzione auspicata dal rapporto Brundtland.
“Cos’è mancato di base?
La visione del futuro, un’ottica di lungo periodo. E ’stato applicato, e ancora si applica in ogni ambito della vita produttiva, economica, sociale, politica del Paese un concetto di breve termine che sta ormai esaurendo il suo ossigeno!
Oggigiorno l’umanità usa l’equivalente di 1,7 pianeti, con un consumo globale di risorse materiali aumentato di quattordici volte tra il 1900 e il 2015, e che secondo le proiezioni dovrebbe più che raddoppiare tra il 2015 e il 2050 1 : il mondo si sta rapidamente avvicinando a diversi punti di non ritorno. Oltre alla pressione ambientale, questa situazione rappresenta una seria minaccia per i valori fondamentali per i cittadini degli stati membri dell’UE: democrazia, Stato di diritto e diritti fondamentali.
Qualcuno lo ha capito e sta lavorando per invertire la rotta, l ’Unione Europea ha già intrapreso questo percorso: tra il 2000 e il 2015 l’occupazione è cresciuta più velocemente nel settore ambientale che nell’intera economia; le tecnologie a basse emissioni di carbonio stanno diventando una merce importante, che permette all’UE di beneficiare di un considerevole avanzo della bilancia commerciale; nel periodo 2012-2015 le esportazioni UE di tecnologie energetiche pulite hanno raggiunto i 71 miliardi di EUR, superando di 11 miliardi di EUR le importazioni. L’UE sta già dimostrando che è possibile far crescere l’economia e al tempo stesso ridurre le emissioni di carbonio2.
È necessario agire a tutti i livelli. Sono coinvolte le istituzioni dell’UE, gli Stati membri e le regioni. Città, comuni dovrebbero tutti diventare promotori del cambiamento. I cittadini, le imprese, le parti sociali e la comunità della ricerca e della conoscenza dovranno fare squadra se vogliamo riuscire, dobbiamo remare nella stessa direzione. Era stata la Commissione Juncker a presentare una visione strategica a lungo termine per un’economia UE prospera, moderna, competitiva e climaticamente neutra entro il 20503. L’UE ha le capacità e la forza per fissare gli standard per il resto del mondo se assume la guida dell’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile e della transizione verso un’economia circolare, anche grazie a investimenti intelligenti nell’innovazione e nelle tecnologie abilitanti fondamentali.
1 Commissione UE, Quadro di valutazione delle materie prime 2018
2 Eurostat, Environmental economy – statistics on employment and growth. Disponibile al seguente indirizzo: https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/pdfscache/10420.pdf. Nell’economia ambientale rientrano due grandi categorie di attività e/o prodotti: “tutela ambientale” ossia tutte le attività connesse alla prevenzione, riduzione ed eliminazione dell’inquinamento e di ogni altra forma di degrado dell’ambiente; “gestione delle risorse” ossia la preservazione e la cura del patrimonio di risorse naturali e quindi la prevenzione del suo esaurimento.
3 COM(2018) 773 final.

“Venezia sott’acqua, non un minuto da perdere nella lotta contro il cambiamento climatico
Con queste parole, la nuova presidente della Commissione EU in forza dal 1 dicembre 2019, Ursula Von der Layen, inizia il suo mandato mettendo l’ambiente al vertice dell’agenda europea per una nuova Europa. Ci sono tutti i presupposti per continuare e migliorare il lavoro di Juncker. L’ambizione dell’UE di conseguire un’economia efficiente sotto il profilo delle risorse e climaticamente neutra dimostrerà che la transizione “verde” può andare di pari passo con una maggiore prosperità. Per riuscirci, l’UE e gli Stati membri devono assumere un ruolo guida nel campo della scienza, della tecnologia e delle infrastrutture moderne.