3 maggio 2022.
Le sanzioni economiche funzionano? E quindi permettono di raggiungere gli obiettivi politici che ci si prefigge nel momento della loro introduzione? È una domanda importante da porsi dopo che tre settimane fa l’Unione Europa ha introdotto nuove misure restrittive in risposta all’aggressione militare russa contro l’Ucraina e nel momento in cui il dibattito si concentra sull’opportunità di inasprire ulteriormente tali sanzioni.
Le sanzioni economiche sono uno strumento di politica estera importante (il loro utilizzo è pesantemente aumentato nelle relazioni internazionali a partire dagli anni ’90) ma controverso. Da una parte c’è chi sostiene che spesso tali misure non permettono di raggiungere gli obiettivi che ci si prefigge, dall’altra chi ritiene che le sanzioni forniscano un’alternativa all’azione militare.
L’analisi economica permette di individuare alcuni fattori che incidono sul risultato di una sanzione. Il primo riguarda le “dimensioni economiche” degli attori in gioco. Se il paese, o il gruppo di paesi che decidono di applicare le sanzioni rappresentano una quota importante degli scambi internazionali mentre il paese target no, allora la capacità di pressione di tali misure aumenta. Il secondo fattore ha a che fare con il tempo: le misure, per aumentare d’efficacia, devono essere prese in maniera improvvisa e immediata, questo per cogliere di sorpresa il paese target e perché nel breve periodo è più difficile riorganizzare le reti di fornitura e trovare mercati di sbocco nuovi. Il terzo fattore considera il regime politico che vige nel paese colpito dalle sanzioni: le misure hanno maggiori possibilità di successo quando i cittadini colpiti dall’embargo possono esercitare pressioni politiche sui capi di stato, come in una democrazia, quando colpiscono una dittatura questo è più difficile. Il caso dell’Iraq di Saddam Hussein è emblematico: alcuni economisti stimano che il costo delle sanzioni applicate negli anni pesarono quasi la metà del reddito nazionale iracheno, senza produrre i risultati attesi.
Come possiamo applicare questi criteri all’attuale situazione? Il fronte dei paesi che applicano le sanzioni è, da un punto di vista economico, decisamente più rilevante rispetto alla Russia che nel 2020 era il 13^ paese al mondo per valore delle esportazioni e il 21^ per importazioni (la sola Italia era, rispettivamente 7^ e 10^). Il fattore tempo gioca un ruolo importante: più passa il tempo più la Russia ha la possibilità di riorganizzare le proprie reti di fornitura ma anche di trovare nuovi mercati di sbocco. Sulla situazione politica in Russia al momento le analisi disegnano scenari molto articolati e spesso contrastanti ma il consenso a Putin appare elevato.
Il fronte dei paesi che hanno applicato le sanzioni economiche contro la Russia si trova, a questo punto, di fronte ad un bivio: inasprire le sanzionibloccando le importazioni di gas e petrolio, misura che ha un costo elevato per i propri cittadini, o non farlo, accettando di veder ridurre, nel tempo, la capacità di pressione delle misure adottate fino ad ora. Rispetto alla prima opzione diventa cruciale il fattore tempo, la riorganizzazione nella vendita del gas vede alcune rigidità legate alle infrastrutture di trasporto che allungherebbe, nel tempo, l’efficacia di tali misure.
Articolo apparso su «Il Piccolo» di Trieste, il 3 maggio 2022