Mar Rosso. Tensioni che ci riguardano. Intervento di Arcangelo Boldrin

«Gli attacchi Houthi in corso nel Mar Rosso sono illegali, inaccettabili e profondamente destabilizzanti. Non esiste alcuna giustificazione legale per prendere di mira intenzionalmente navi civili e militari».
Questa la dichiarazione congiunta a firma dei governi di Stati Uniti, Australia, Bahrein, Belgio, Canada, Danimarca, Germania, Giappone, Italia, Paesi Bassi, Nuova Zelanda e Regno Unito, premessa a una missione militare dal nome significativo: «Prosperity Guardian».

Gli attacchi alle navi commerciali che transitano nel Mar Rosso, da o verso il Canale di Suez e quindi l’Europa, si sono recentemente moltiplicati e inaspriti. Trascuro la complessità dello scenario attorno a questo mare, con la presenza di diversi protagonisti che a vario titolo e in differenti forme agiscono in questa regione, alcuni di questi, le milizie Houthi, prodigandosi nel «lavoro sporco» degli attacchi. Mi soffermo soprattutto sui danni che il caos incipiente su quel tratto essenziale delle rotte indo-mediterranee può generare alle economie del nostro continente e aggiungo che l’Italia risulta particolarmente esposta su questo versante.

È un dato di fatto che alcuni armatori dirottino già le navi (e altri lo stiano programmando), facendole circumnavigare l’Africa. È altrettanto scontato che questo influirà sui costi di quelle merci, trasportate in gran quantità da o per l’Europa. Allo stato è difficile prevedere quanto possa durare questo ulteriore elemento di criticità, che si aggiunge a un panorama mondiale molto inquieto.
Un dato deve essere però sottolineato con estrema urgenza: l’assenza del soggetto Europa è di drammatica evidenza. Solo alcuni paesi europei sono tra i firmatari della dichiarazione congiunta, non la UE. Per mancanza di dimensione geopolitica, il maggior mercato del mondo, l’Europa, si trova solo a subire l’urto degli eventi e reagisce (in ordine sparso) con modeste capacità di incidenza.

Da qualche giorno è cominciato il semestre di presidenza italiana alla guida del G7: riuscirà il nostro governo a contribuire alla formazione di una visione europea (e non solo atlantica) nell’affrontare lo spinoso e impellente dossier Mar Rosso? Certo le amicizie con i leader nazionalisti (siano essi Orban o Le Pen) non aiutano. Quindi, o l’Europa fa l’Europa, oppure continua a vivere (…e fino a quando?) questa lacerante contraddizione: essere gigante economico e nano politico.

Due cose dovrebbero angustiare tutti noi, opinione pubblica, cittadini italiani e quindi europei: l’urgenza di completare con la dimensione politica la costruzione europea e la necessità di difendere i nostri sistemi democratici, attaccati da più parti. Senza una grande presa di coscienza su questi due essenziali sfide e sulle conseguenti azioni per poterle affrontare, saremo fatalmente condannati dalla storia.

Il torpore segnalato dal Censis nel suo ultimo Rapporto, «Ciechi di fronte ai presagi», non è un buon segnale. Uscire dal torpore è quindi un imperativo categorico, prima che sia troppo tardi.

Arcangelo Boldrin
Presidente di Fondaco Europa

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