Le elezioni europee arrivano in un momento estremamente delicato dal punto di vista internazionale. Per l’Europa è venuto il momento di decidere cosa voglia diventare.
MARTA OTTAVIANI
Le prossime elezioni europee rappresentano un’occasione unica per rilanciare l’Unione Europea, sulla base di una coesione più forte e un maggior protagonismo internazionale. Nello stesso momento, è alto il rischio che i movimenti sovranisti presenti nei vari Paesi membri prendano il sopravvento e mai come ora non ce lo possiamo permettere.
Queste consultazioni elettorali arrivano in un momento estremamente delicato dal punto di vista internazionale. Le guerre in Ucraina e sulla Striscia di Gaza sono molto diverse da loro, ma hanno un denominatore comune: entrambe sono figlie di un ordine mondiale che sta evolvendo molto in fretta e che è molto diverso rispetto a quello cui siamo stati abituati fino al 1991. L’Unione Sovietica non esiste più, gli Stati Uniti hanno fallito con il loro tentativo di diventare l’unico vero grande attore internazionale.
La globalizzazione ha fatto emergere altre potenze economiche che, in qualche caso, grazie a loro caratteristiche peculiari, sono diventate anche potenze politiche. Pensiamo solo alla Cina e all’India.
Viviamo in un mondo multipolare. Da una parte ci sono i Paesi occidentali: gli Stati Uniti, i Paesi della Ue e i Paesi della Nato, con l’eccezione della Turchia, che porta avanti una propria politica estera sempre più autonoma e che – soprattutto – è sempre più lontana da quelli che sono i valori costitutivi dell’Unione Europea.
Questa parte di mondo mantiene una forte attrattività. La Ue rappresenta il primo mercato mondiale. Gli Stati Uniti la maggiore potenza mondiale. Democrazie, per quanto in crisi, che si fanno ancora portatrici di un sistema di garanzie e di diritti incompatibili con i Paesi «dell’altra parte del mondo». Una cordata a composizione variabile che fa capo a Pechino, che muove i fili da lontano, e della quale fanno parte la Russia di Putin, l’Iran, la Corea del Nord. Più defilate, ma non certo amiche dell’Occidente, ci sono l’India e la Turchia. Entrambe queste fazioni stanno dietro le quinte della guerra in Ucraina e sulla Striscia di Gaza, dove la parte del mondo che rigetta diritti e democrazia sta aiutando la Russia nel primo caso e l’organizzazione terroristica di Hamas nel secondo.
Gli equilibri economici, demografici ed energetici stanno cambiando. I conflitti regionali si stanno moltiplicando. La Cina, la Russia e la Turchia sono da anni attive in Africa, influenzando il percorso di nazioni che stanno cercando una loro strada verso la democrazia, e investendo in infrastrutture per comprarsi – letteralmente – terre e risorse naturali, allacciando legami basati su affinità religiose. Il tutto, spesso, instillando sentimenti antioccidentali in quello che sarà il continente del futuro.
Il mondo va veloce, purtroppo si sta anche armando. Per l’Europa è venuto il momento di decidere cosa voglia diventare in questo ordine mondiale chiaramente mutato e dove non ci possiamo più permettere di andare in ordine sparso.
Appaiono oggi più urgenti che mai una difesa e una politica estera comune. Fino a questo momento siamo riusciti a rimanere a galla rimanendo attrattivi solo per ragioni economiche e commerciali. Adesso dobbiamo farci protagonisti attivi del futuro del mondo, che è anche il nostro. Perché Ue non faccia più solo rima con «opportunità», ma anche con la possibilità di contare, con i nostri valori e i nostri interessi, nel dare forma al mondo di domani. Perché i valori che ci caratterizzano vengano sempre più condivisi.
Marta Ottaviani è giornalista free lance e saggista.